SE QUESTA E' LA FESTA DELLA DONNA di Elena Filicori


Qualche anno fa piantammo un albero di mimosa nel parco di via Rosa Raimondi Garibaldi. Quest'anno ci ha regalato una fioritura meravigliosa, di quelle che rallegrano da lontano e profumano tutto il circondario.

Ieri, memori di ciò che accade ogni anno poco prima dell'8 marzo, abbiamo dovuto potare tutti i fiori, altrimenti, come al solito, sarebbe arrivato qualcuno di notte a strapparli in malo modo per rivenderseli, distruggendo la pianta.

Abbiamo donato le potature alle signore di passaggio, contente dell'anticipo di festa della donna.

Ma che festa della donna è quella in cui l'unico vero atto è deturpare queste gioiose macchie gialle, le prime della primavera?

La festa della donna è nata per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo.

La data viene fatta coincidere, convenzionalmente, con la commemorazione dell'incendio avvenuto nel 1908 nella fabbrica “Cottons”, a New York, dove morirono 129 operaie poiché il proprietario, dopo giorni di sciopero di tutte le camiciaie, le aveva chiuse dentro. Se il fatto originario è ormai entrato nella leggenda, erano comunque anni in cui iniziavano ad emergere le rivendicazioni femminili per ottenere maggiori diritti, tutele, ed il suffragio universale. Proprio quell'anno nacque in America la giornata delle donne, che fu introdotta in Italia nel 1922 dal PCI, ma si dovette attendere la fine della guerra (1946) perché fosse celebrata in tutto il Paese, accompagnata dalla mimosa, proprio lo stesso anno in cui anche le donne furono finalmente chiamate a votare insieme agli uomini (referendum monarchia-repubblica).

Insomma, sono poco più di 60 anni che le donne in Italia hanno diritto di voto, solo dal 1968 l'adulterio femminile non è più reato, solo da 1996 la violenza sulla donna non è più “reato contro la morale” ma contro la persona, solo dal 1975 le donne condividono la patria potestà con i padri, e solo 2 anni dopo viene riconosciuta la parità di trattamento sul lavoro.

Nonostante questo ancora oggi la disparità di trattamento economico sul lavoro è evidentissima nelle statistiche, parte delle donne non rientra né negli “occupati” né nei “disoccupati”, sta semplicemente a casa, vige ancora la squallida prassi delle “dimissioni in bianco”, mentre se si ha un contratto a termine, quando viene fuori che sei incinta, semplicemente non te lo rinnovano. Con tanti saluti alle battaglie per i diritti del '68.


Ricordiamoci di tutto questo, quando la sera dell'8 marzo tante donne saranno a farsi una pizza con un mazzolino di mimosa strapagato fra le mani: l'obiettivo non era questo.