Ci hanno chiamato perché curiamo gli Orti Urbani Garbatella ed avevano bisogno di un aiuto per il piccolo appezzamento di terreno che circonda il Centro.
Avevavo già vissuto una bella esperienza con i ragazzi immigrati di Asinitas (scuola per i richiedenti asilo e rifugiati) ai quali è stato dato un piccolo orto da coltivare. Ragazzi giovani e pieni di vita che con semplicità, un po' di timidezza e rispetto non è stato difficile coinvolgere nei lavori delle parti comuni degli orti e del parco e con i quali ci siamo scambiati momenti di divertimento durante le feste al Parco Garbatella e accettando gli inviti alle loro iniziative.
E così siamo andati.
Non eravamo mai entrati in un Centro del "Sistema di protezione Richiedenti asilo e rifugiati " di S.
Maria del Soccorso. I volontari si occupano di tutti i problemi di integrazione e di sopravvivenza degli ospiti fintantoché non si definisce la loro posizione. Abbiamo parlato con le assistenti, ci hanno raccontato le difficoltà, le tragedie umane che hanno vissuto e che vivono i loro ospiti, quella di essere capitati in un centro gestito da Mafia Capitale e che da allora sono oggetto di ostilità da parte di Casapound e di alcuni abitanti.
3 Ottobre 2013
"Preghiera laica"
di Erri De Luca
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18 Aprile 2015
Di Erri De Luca
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E ci ha suscitato una profonda mestizia i pensieri dei superstiti di viaggi terribili per ricordare i compagni di viaggio morti nelle traversate del
Mediterraneo,
o nell'ascoltare la storia di un rifugiato malato di cancro che continua a cercare di guadagnarsi il pane andando a vendere oggetti sulle spiagge di Roma, o del ragazzo che ha perso i denti per un attacco violento subito da chi non li vuole.
E così, ieri sabato 24 ottobre siamo tornati con10 piante aromatiche varie (menta, origano, rosmarino ed altre), molti bulbi di fresie, semi di verdure (bieta e varie insalate), 1 albero di ciliegie, 4 scatole di piselli, una zappa e un rastrello. Ilaria, la lavoratrice dello SPRAR, ha portato altri semi di fiori.
Con i migranti, ospiti del centro, abbiamo seminato e piantato tutto quello che avevamo.
Oltre agli ortaggi e alle verdure, abbiamo seminato i fiori lungo i bordi dell'orto per dare colore al contesto.
Abbiamo poi concluso l'attività piantando un albero di ciliegie.
La partecipazione mi è sembrata ottima, abbiamo visto la sincera intenzione di prendersi cura dell'orto nei prossimi mesi.
Siamo molto molto contenti di aver supportato l'avvio di una piccola attività a favore dei migranti.
E' evidente che l'attività nell'orto è una piccola cosa,
l'elemento secondo noi importante è il segnale di benvenuto che si vuole trasmettere
attraverso le strette di mano,
attraverso le quattro parole che siamo riusciti a scambiare,
attraverso la presenza di italiani al lavoro insieme ai migranti.
Appendice
Queste sono le parole chiave tratte dall’appello che ha dato vita alla manifestazione del 20 giugno 2015, in occasione della ‘Giornata Mondiale del Rifugiato’, presso la Città dell’Altra Economia (nell’ex Mattatoio) a Roma, dal titolo “Per il diritto alla fuga e alla vita”.
"Per il
diritto alla fuga e alla vita" (Roma 20-Giugno-2015)
Perché difendere il diritto di
ciascuno a sfuggire alla morte, alla persecuzione e alla discriminazione ci
riguarda e riguarda i valori fondamentali e giuridici della nostra convivenza
civile.
Perché da troppo tempo il
Mediterraneo è diventato il più grande cimitero d'Europa che si è chiuso sulla
vita di donne, bambini, uomini spesso senza nome e identità.
Perché anche il viaggio di chi si è
sottratto a quella morte o alla persecuzione nei paesi di origine o alle
sevizie dei trafficanti di uomini, oggi trova le porte sbarrate di un
continente incapace con le proprie istituzioni di affrontare un'emergenza non
più rinviabile.
Perché contro l'elementare diritto
alla protezione di chi chiede asilo e rifugio si rovesciano parole e atti di
una campagna di paura e rancore che incentiva il razzismo e la xenofobia.
Perché sui migranti che sbarcano
sulle nostre coste si è attuata una rete di corruzione e malaffare che li ha
resi due volte vittime: del risentimenti di chi vivendo il disagio delle nostre
periferie finisce per farne il capro espiatorio delle proprie paure e di chi ne
ricava l'alibi per negare ogni forma di accoglienza e protezione.
Perché il terribile anno trascorso
dall'ultimo 20-giugno è destinato a peggiorare un bilancio di morti, disastri
umanitari, lacerazioni e conflitti.
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