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Stadio a Tor di Valle e taglio cubature, Legambiente “A questo punto l’area e’ ancora piu’ inaccessibile”


“L’accordo sullo Stadio conferma l’errore nella scelta dell’area, con cubature che servono a mettere in sicurezza idrogeologica l’area e che continuano a mancare per la metropolitana”
Dopo l’accordo tra amministrazione capitolina e As Roma per la costruzione di Business Park e Stadio di Tor di Valle, e in attesa di verificare le specifiche del progetto, Legambiente rimane molto critica sul progetto.
“Il taglio delle torri e la riduzione delle cubature in variante al piano regolatore e’ positiva  – commenta Edoardo Zanchini vicepresidente nazionale di Legambiente – ma si conferma l’errore dell’area scelta che rimarrà irraggiungibile con la metropolitana, visto che il progetto sembra finanziare solo la riqualificazione della stazione di Tor di Valle ma continueranno a passare i soliti pochi, vecchi treni di una linea che funziona malissimo, e non emerge alcun finanziamento pubblico che preveda il potenziamento della linea. Anche in macchina rimarrà quasi impossibile raggiungere l’area perché l’accordo sembra portare al taglio del ponte di collegamento con l’autostrada. Solo pochi giorni fa è stato bocciato il ponte dei congressi, da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che aveva lo stesso obiettivo di collegamento e a questo punto non si sa quando o se sara’ mai realizzato”
“Il risultato delle trattative sullo stadio è che rimane più di mezzo milione di metri cubi di cemento e spariscono le opere pubbliche – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -Ci rivolgiamo alla giunta Raggi, chiedendo chiarezza su quanto deciso ieri nell’accordo con l’AS Roma, da un lato infatti non emerge alcuna certezza sull’accessibilità su mezzo pubblico così come era previsto dalla delibera di pubblico interesse, dall’altro lato comunque ci troveremmo di fronte alla nascita  di un quartiere da 600mila metri cubi di uffici e strutture commerciali. L’ultimo accordo conferma quanto fosse sbagliata la scelta dell’area, visto che gran parte della cubatura da realizzare viene motivata proprio con la spesa per la messa in sicurezza dell’area dai enormi rischi idrogeologici che la contraddistinguono”.

"Mai più Malagrotta e mai più discariche" Legambiente parte civile nel processo a Cerroni per disastro ambientale


Nell'aula bunker di Rebibbia, davanti la 3° sezione della Corte di Assise di Roma, ha avuto luogo la prima udienza del processo per disastro ambientale e avvelenamento delle acque che vede tra gli imputati Manlio Cerroni, ex signore dei rifiuti di Roma e proprietario della discarica di Malagrotta; Legambiente costituita in giudizio come parte civile.
"Siamo costituiti parte civile in nome del popolo inquinato - dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - perchè per interi decenni il nostro territorio è stato avvelenato dalla mala-gestione dei rifiuti, con una dittatura delle discariche che ha di fatto impedito l'avvio di una sana raccolta differenziata, lasciando Malagrotta e l'intera Valle Galeria devastata superficialmente e nelle falde acquifere sotterranee causato dallo spregiudicato e distruttivo conferimento dei rifiuti tal quale di Roma. Mai più discariche, e perchè avvenga, la capitale deve rapidamente abbandonare la raccolta con cassonetti stradali, passare tutta al porta a porta, avviare le logiche della riduzione e del riuso, dotarsi degli impianti necessari a trasformare ogni frazione".
Nel dibattimento, la Corte tra l'altro, ha rigettato questioni preliminari su presunta nullità delle notificazioni di citazione in giudizio per gli imputati, ha autorizzato la richiesta di riproduzione audiovisiva del processo e ha ammesso le prove richieste dalle parti. Il processo è stato rinviato al 30 marzo per l’audizione di quattro testi.
"Chi inquina deve pagare e oggi questo può e deve avvenire, - dichiara Stefano Ciafani direttore nazionale di Legambiente - grazie soprattutto all'inserimento nel codice penale dei reati ambientali, dopo una battaglia ventennale che ha visto la nostra associazione in prima linea. Siamo parte civile perchè giustizia sia fatta per il disastro ambientale perpetratosi a Malagrotta negli ultimi decenni. Oggi non dobbiamo aver più bisogno di discariche e il ciclo dei rifiuti nel Paese si deve trasformare secondo la logica dell'economia circolare, fondata su prevenzione, riuso e riciclo in impianti di riciclo da costruire, soprattutto nel centro sud, dove tutte le frazioni diventano una risorsa, ma intanto chi ha inquinato paghi, anche in termini di bonifica della Valle Galeria, cosa peraltro già pagata dai cittadini con la tariffa rifiuti"